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Mammiferi

(57 specie)

Il territorio del Parco ospita una comunità di Mammiferi ricca e diversificata. Grazie anche alla sua funzione di corridoio ecologico, il Ticino è stato colonizzato da specie tipiche di aree più selvagge (come la Martora).

Mammifero di origine americana, in particolare della parte nord orientale del nord America, è stato importato e liberato volontariamente nei parchi urbani nel 1948 a Stupinigi (Torino), nel 1966 a Genova nel Parco di Nervi e nel 1994 a Trecate e Novara.

Da queste zone iniziali si è poi diffuso in altre regioni tra cui la Lombardia. Attualmente questa specie è presente anche nel Parco del Ticino, la certezza di questa colonizzazione è avvenuta nel 1999 quando è stato ritrovato da un guardiaparco un esemplare di Scoiattolo grigio morto. La continua espansione di questa specie sta portando alla progressiva estinzione locale del nostro Scoiattolo rosso (Sciurus vulgaris) attraverso una competizione per lo più indiretta. Probabilmente il meccanismo di “sostituzione” dello Scoiattolo rosso con quello grigio dipende dalla migliore efficienza di quest’ultimo nello sfruttare le risorse alimentari; grazie anche alla sua capacità di assimilare i tannini presenti nelle ghiande.

Oltre alla progressiva estinzione dello Scoiattolo comune, questa specie alloctona può causare svariati problemi dal punto di vista economico: sono stati osservati danni a Carpini e Pioppi a causa dell’azione di scortecciamento del grigio; inoltre questa specie consuma una grande quantità di semi e frutta, arrecando danni alle colture (come ad es. i noccioleti).

SCHEDA: Nutria (Myocastor coypus)

Questa specie in è di origine Sudamericana, assomiglia a un grosso topo d’acqua tozzo e lento. Sul muso sono evidenti dei “baffi” e la coda è per lo più nuda. Frequenta zone umide, in acque sia correnti che ferme. Si tratta di una specie erbivora nutrendosi di foglie, radici, tuberi, rizomi, ninfee bianche, germogli di canna palustre. Le femmine vivono in gruppo e sono spesso imparentate.

Questo animale arrivò nell’Area Protetta negli anni ‘80, quando dopo la sua importazione in Italia per la realizzazione di pellicce non prese piede e gli allevatori decisero di liberare gli animali.

In particolare, si ricorda un rilascio effettuato a Vigevano in cui da un giorno all’altro vennero avvistate nella zona decine di nutrie.

Non avendo competitori naturali e producendo fino a 9 cuccioli all’anno, la nutria ha colonizzato la maggior parte dei canali, delle rogge e dei fiumi, anche nel bel mezzo di centri abitati.

La sua presenza causa:

  • danni alle coltivazioni;
  • danni alle sponde dei canali e agli argini;
  • regressione dei canneti, con il conseguente danneggiamento agli uccelli che nidificano in questi ambienti.

L’animale inoltre è portatore di malattie che possono essere trasmesse all’uomo.

Per cercare di ridurre gli effetti provocati da questa specie l’Ente ha messo in atto campagne di abbattimento e catture con successiva eliminazione dei soggetti presi. Sembra però che la popolazione risponda in modo compensativo a questi interventi producendo un maggior numero di piccoli.

SCHEDA: Il problema del Cinghiale (Sus scrofa)

Si tratta di un ungulato molto simile al maiale, a differenza di quest’ultimo presenta un corpo tozzo, più magro, muso allungato e pelo scuro. Può arrivare a pesare fino oltre il quintale (esemplare maschio adulto). Fino a 3-5 mesi ha una pelliccia striata orizzontalmente, sostituita poi da un manto rossastro fino al raggiungimento dell’età adulta.

Il Cinghiale ha abitato la Valle del Ticino fino al 1700, quando si estinse prevalentemente a causa dell’utilizzo delle armi da fuoco. Vi ha fatto ritorno in seguito ad una immissione da parte di privati nel 1975. Inoltre alcuni animali sono arrivati dalle Prealpi varesine e novaresi.

I cinghiali presenti oggi nell’Area Protetta sono prevalentemente i discendenti di ibridi tra maiali e cinghiali, e hanno la tendenza ad ampliare la popolazione sia in numero di individui che in dimensioni di areale.

Questo ungulato è di difficile osservazione, ma lascia numerose tracce (impronte, grufolate, ecc.). Frequenta foreste di latifoglie, coltivi e zone umide. La sua dieta è composta da alimenti di diverso tipo che vanno dalle ghiande, alle castagne, ai tuberi, agli insetti, alle carogne e alle piante coltivate (mais soprattutto). Avendo raggiunto densità elevate ed essendosi insediato in tutto il territorio del Parco, il cinghiale rappresenta un grosso problema per i coltivatori, a cui l’Ente è tenuto a rimborsare i danni causati dall’animale. La specie non danneggia solo l’uomo, bensì anche il suolo dei boschi e quindi di conseguenza la flora e la fauna del suolo.

L’unica soluzione ora disponibile al problema è stata individuata nel programma di contenimento della specie, il quale è costituito da tre punti:

  • abbattimenti di controllo, il cui compito è quello di limitare il numero dei cinghiali presenti attraverso l’uso di tecniche di intervento non impattanti con l’ambiente e con la fauna;
  • la sperimentazione di recinti mobili di cattura;
  • la sperimentazione di recinti elettrificati a tutela delle colture.

Gli esemplari oggetto degli abbattimenti sono poi studiati al fine di ottenere sempre più informazioni biologico-sanitarie per poter meglio comprendere e di conseguenza gestire le problematiche ad essi associate.

L’azione dell’uomo in alcuni casi può incrementare i problemi legati alla fauna. Attraverso la creazione di reti di comunicazione artificiali egli ha introdotto (in modo passivo o attivo) anche nuove specie in territori in cui queste non si erano mai osservate. Alcuni esempi sono:

SCHEDA: Faina (Martes foina) e Martora (Martes martes)

La Faina è un mustelide lungo da 42 a 48 cm che può raggiungere i 2 kg di peso. Tipici di questa specie sono i movimenti agili e sinuosi. Possiede un corpo allungato e delle dimensioni di un gatto, la pelliccia è folta e di colore marrone scuro con una pettorina bianca sotto la gola.

Le impronte lasciate dalla faina nel terreno mostrano solo 4 dita per zampa, nonostante questo animale, come tutti i mustelidi, ne possieda 5. La forma dell’impronta ricorda quella di un gatto ma, a differenza di quest’ultimo, sono visibili le tracce delle unghie.

Gli habitat preferenziali di questa specie sono i boschi e le zone rurali disseminate di boschetti, siepi e filari.

La faina è onnivora, prediligendo piccoli roditori e arvicole. A seconda della stagione può arrivare a cibarsi anche di una grande quantità di frutti. Nel periodo autunnale e invernale questo tipo di nutrimento può arrivare a costituire oltre il 60 % della sua dieta.

Si tratta di una specie nettamente notturna e in genere solitaria, i maschi e le femmine interagiscono tra di loro solo nel periodo della riproduzione.

Non si hanno dati quantitativi aggiornati su questi animali nel Parco nel Ticino, di conseguenza non si conosce l’effettivo status della specie. Negli ultimi anni si è però assistito ad una loro diminuzione nelle nostre zone.

Altro Mustelide, che da circa 10 anni è arrivato nella zona del Parco, facilmente confondibile con la faina è la Martora. Quest’ultima si distingue dalla faina per la macchia sottogolare giallastra e meno estesa, per la presenza di abbondante pelo fra le dita delle zampe e per le dimensioni delle orecchie. La Martora abita i boschi estesi ed è considerata un buon indicatore di qualità ambientale essendo molto esigente. La colonizzazione delle foreste della valle del Ticino da parte di una specie così pretenziosa è una bella notizia ed indica come l’area protetta svolga un ottimo lavoro come corridoio ecologico.

SCHEDA: Scoiattolo rosso (Sciurus vulgaris)

Lo scoiattolo rosso è un roditore solitario che può arrivare a pesare fino a 350 g. Possiede orecchie grandi, le quali soprattutto nel periodo invernale portano un caratteristico ciuffo di peli e la sua coda, molto pelosa, è spesso portata ripiegata sul dorso. Sembra che il nome della specie significhi “animale che si fa ombra con la coda”. A differenza di quello che si può pensare, la pelliccia di questo animale può variare dal marrone al rosso, fino ad arrivare in alcuni casi al nero, mentre il ventre è sempre chiaro (bianco). L’animale vive nei boschi di conifere e latifoglie, per muoversi rapidamente sugli alberi può ruotare le dita delle zampe posteriori fino a 180 gradi. Si nutre di semi di alberi, gemme, fiori, frutti, bacche, licheni, cortecce, funghi e crea riserve di cibo per i periodi freddi; raramente scende a terra per cercare nutrimento essendo molto timido ed elusivo. In inverno non va in letargo, ma riduce la sua attività. Gli scoiattoli rossi sono attivi durante le ore di luce, trascorrendo la notte nei nidi costruiti con rametti e foglie posti alla biforcazione dei rami.

La presenza dello scoiattolo rosso nei boschi è essenziale per il loro rinnovamento. Questi animaletti immagazzinando i semi aiutano la diffusione di molte specie di piante dato che ne aumentano la dispersione e la capacità di germogliare.

Nel Parco del Ticino la specie è presente in gran parte dei boschi, ma risente della frammentazione dell’habitat. La sopravvivenza dello scoiattolo comune europeo è minacciata anche dalla presenza dello scoiattolo grigio (Sciurus carolinensis).

In seguito alla grande espansione della specie alloctona e dei suoi effetti, la Comunità Europea dal 1999 ha chiesto all’Italia di intervenire per limitare l’ampliamento del suo areale.

Il Parco del Ticino, proprio per la sua funzione di corridoio ecologico, potrebbe rappresentare una corsia naturale di espansione di questa specie verso l’arco alpino. Ecco perché sono state effettuate in passato delle campagne di monitoraggio e di eradicazione sperimentale all’interno dell’area protetta. Tra questi ricordiamo il Progetto per il monitoraggio dello scoiattolo grigio (Sciurus carolinensis) e la sua eradicazione dai territori della Valle del Ticino (Lombardia-Piemonte).

Di attuazione più recente il monitoraggio Analisi della Distribuzione dello Scoiattolo grigio e rosso nell’ambito del territorio del Parco del Ticino, volto all’analisi e alla valutazione della distribuzione dello Scoiattolo grigio e rosso all’interno del Parco.

Uno strumento dell’Unione Europea per tutelare lo Scoiattolo rosso è il progetto Life+ Ec – Square che coinvolge amministrazioni comunali, università, ricercatori ed il Ministero dell’Ambiente (Per saperne di più è possibile visitare il sito: www.rossoscoiattolo.eu). Proprio nell’ambito di questo progetto si inserisce l’osservatorio dello Scoiattolo rosso installato nella R.N.O. La Fagiana donato da Regione Lombardia al Parco Lombardo della Valle del Ticino.

La struttura è stata posizionata nell’inverno del 2013 e consta di diversi pannelli didattico-divulgativi in cui viene brevemente spiegata la situazione dello Scoiattolo rosso e le varie attività di intervento del Progetto Life+ Ec – Square, di un paio di casette nido e di mangiatoie posizionate in punti strategici dell’osservatorio. Di particolare interesse il fatto che sia stata creata una mangiatoia selettiva solo per il rosso e che dovrebbe impedire ad altri animali, nella fattispecie lo scoiattolo grigio, di alimentarsi da essa.

SCHEDA: Vespertilio Smarginato (Myotis emarginatus)

Specie prevalentemente sedentaria. Gli spostamenti verso i siti di svernamento (in cavità ipogee) coprono in genere poche decine di chilometri. Gli ambienti di foraggiamento elettivi sono caratterizzati dalle aree boscate ben strutturate alternate a zone umide, ma frequenta anche territori più aperti. L’alimentazione è costituita principalmente da mosche e ragni, che cattura quando sono posati sulla vegetazione o al suolo, ma anche da falene e coleotteri che caccia in volo.

Gli accoppiamenti si verificano in autunno. Le colonie riproduttive sono costituite prevalentemente da femmine e nuovi nati. I maschi conducono vita separata in questo periodo dell’anno.

I parti avvengono tra giugno e luglio con la nascita di un solo piccolo.

Età massima registrata: 18 anni.

Viene considerata una specie vulnerabile a livello nazionale (Lista Rossa dei Chirotteri Italiani). Vespertilio smarginato è inserito in allegato II (Specie animali e vegetali d’interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione) e IV (Specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa) della Direttiva “Habitat”. La sua tutela prevede quindi la protezione degli individui, la conservazione dei siti di rifugio e di tutti gli ambienti utili alla sua sopravvivenza e l’istituzione di Siti di Importanza Comunitaria per la sua conservazione.

Nel Parco, la specie è segnalata nelle province di Varese (nota una colonia riproduttiva di circa 25 femmine) e Pavia (nel comune di Bereguardo). In particolare, nel 2010 nei pressi del Comune di Bereguardo è stata accertata la presenza di Vespertilio Smarginato (Myotis emarginatus). Si tratta di una colonia riproduttiva, quindi il sito è occupato solamente nei mesi estivi (da maggio a settembre) e non sono presenti i maschi

La stima numerica degli esemplari della colonia, effettuata attraverso conteggi diretti degli animali e registrazioni video dei pipistrelli in uscita dalla grotta, è di 5000 individui tra giovani e adulti (con 3000 femmine adulte), Le colonie europee note di Vespertilio smarginato ospitano 200, 500, 800, massimo 1000 individui. Quella di Bereguardo dunque rappresenta la colonia riproduttiva più numerosa di questa specie in Europa. Inoltre, in base alla quantità di guano rinvenuto nel rifugio e al numero di pipistrelli presenti, si pensa che la colonia sfrutti il sito da almeno 10 anni.

SCHEDA: Tasso (Meles meles)

Questo mustelide ha una corporatura tozza, può arrivare ad una lunghezza di 90 cm, compresa la coda (che può misurare dai 15 ai 20 cm) e pesare dai 10 ai 20 kg. La colorazione della pelliccia è caratteristica: le zampe sono nere, la testa è bianca e porta due strisce longitudinali nere, ognuna delle quali parte dal muso, attraversa la zona degli occhi e delle orecchie per arrivare fino al collo dove sfuma verso il grigio, colore tipico del resto del corpo, la punta delle orecchie è bianca. Gli occhi sono piccoli, infatti non è la vista ma l’olfatto il senso che utilizza maggiormente.

L’animale vive nei boschi ed ha abitudini notturne. Il tasso scava la sua tana, nei pressi di scarpate o ondulazioni del terreno, la quale viene ampliata e pulita costantemente. Le sue zampe sono munite di unghie robuste e l’estremità del muso può essere retratta per evitare l’abrasione delle mucose, adattamenti questi utili per lo scavo. Le tane sono costituite da diverse gallerie, di circa 20-30 cm di diametro, e da camere collegate tra loro. I rifugi presentano varie aperture, le quali sono riconoscibili per la terra smossa. Questa specie non va in letargo, è attiva infatti anche in inverno nonostante riduca di molto il suo metabolismo.

Nel Parco la specie è relativamente comune nelle zone idonee alla sua sopravvivenza.

Secondo un’antica convinzione popolare esistono due specie distinte di tasso: il tasso-cane dall’aspetto magro e snello ed il tasso-maiale, dal corpo paffuto. Ovviamente si tratta della stessa specie osservata in periodi diversi dell’anno: il primo corrisponde all’animale in primavera, quando ha utilizzato le riserve di grasso per l’inverno; il secondo coincide con gli esemplari avvistati in autunno, periodo in cui si alimentano abbondantemente per accumulare adipe per superare la stagione fredda.

SCHEDA: Volpe (Vulpes vulpes)

Si tratta di un carnivoro dalle mandibole robuste con canini lunghi ed aguzzi. La pelliccia di questa specie è di colore rossiccio, la lunga e folta coda termina sempre con dei peli bianchi. La parte posteriore delle orecchie è nera, il mento e la gola sono bianchi.

La volpe è un animale schivo, ha abitudini prevalentemente notturne e crepuscolari. Questa specie si adatta a vivere in svariati ambienti come boschi, campagne e zone periurbane.

Questa specie è diffusa quasi ovunque nel territorio del Parco, anche se raggiunge densità notevoli nelle zone boscose vicino al fiume.

SCHEDA: Capriolo (Capreolus capreolus)

Il capriolo è un piccolo cervide con zampe esili e muso scuro. In inverno presenta una pelliccia grigio-bruna, mentre in estate è di colore rossiccia. Il maschio si differenzia dalla femmina per due caratteristiche: i palchi e la forma dello specchio anale.

I palchi sono poco ramificati, rugosi e lunghi al massimo 25 cm.

Nel mantello invernale lo specchio anale è reniforme nei maschi, mentre nelle femmine si trova solo un ciuffo di peli bianchi tra le cosce.

Si tratta di un ungulato che frequenta soprattutto le zone di transizione tra ambienti diversi, foreste, radure, aree coltivate. È attivo prevalentemente all’alba ed al tramonto.

Questa specie abitò i territori della Valle del Ticino fino al 1700.

La sua reintroduzione, avvenuta nella R N.O. La Fagiana, iniziò nel 1991 e durò fino al 1995, periodo in cui vennero liberati 89 individui.

Il programma di reintroduzione del capriolo ebbe molto successo tanto che oggi nel Parco la specie è presente con centinaia di soggetti che continuano a estendere il loro areale.

Inoltre alcuni individui di questa specie stanno colonizzando il Parco in modo spontaneo arrivando dalle Prealpi (area in cui la specie si sta espandendo).