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SCHEDA: Il problema del Cinghiale (Sus scrofa)

SCHEDA: Il problema del Cinghiale (Sus scrofa)

SCHEDA: Il problema del Cinghiale (Sus scrofa)

Si tratta di un ungulato molto simile al maiale, a differenza di quest’ultimo presenta un corpo tozzo, più magro, muso allungato e pelo scuro. Può arrivare a pesare fino oltre il quintale (esemplare maschio adulto). Fino a 3-5 mesi ha una pelliccia striata orizzontalmente, sostituita poi da un manto rossastro fino al raggiungimento dell’età adulta.

Il Cinghiale ha abitato la Valle del Ticino fino al 1700, quando si estinse prevalentemente a causa dell’utilizzo delle armi da fuoco. Vi ha fatto ritorno in seguito ad una immissione da parte di privati nel 1975. Inoltre alcuni animali sono arrivati dalle Prealpi varesine e novaresi.

I cinghiali presenti oggi nell’Area Protetta sono prevalentemente i discendenti di ibridi tra maiali e cinghiali, e hanno la tendenza ad ampliare la popolazione sia in numero di individui che in dimensioni di areale.

Questo ungulato è di difficile osservazione, ma lascia numerose tracce (impronte, grufolate, ecc.). Frequenta foreste di latifoglie, coltivi e zone umide. La sua dieta è composta da alimenti di diverso tipo che vanno dalle ghiande, alle castagne, ai tuberi, agli insetti, alle carogne e alle piante coltivate (mais soprattutto). Avendo raggiunto densità elevate ed essendosi insediato in tutto il territorio del Parco, il cinghiale rappresenta un grosso problema per i coltivatori, a cui l’Ente è tenuto a rimborsare i danni causati dall’animale. La specie non danneggia solo l’uomo, bensì anche il suolo dei boschi e quindi di conseguenza la flora e la fauna del suolo.

L’unica soluzione ora disponibile al problema è stata individuata nel programma di contenimento della specie, il quale è costituito da tre punti:

  • abbattimenti di controllo, il cui compito è quello di limitare il numero dei cinghiali presenti attraverso l’uso di tecniche di intervento non impattanti con l’ambiente e con la fauna;
  • la sperimentazione di recinti mobili di cattura;
  • la sperimentazione di recinti elettrificati a tutela delle colture.

Gli esemplari oggetto degli abbattimenti sono poi studiati al fine di ottenere sempre più informazioni biologico-sanitarie per poter meglio comprendere e di conseguenza gestire le problematiche ad essi associate.

L’azione dell’uomo in alcuni casi può incrementare i problemi legati alla fauna. Attraverso la creazione di reti di comunicazione artificiali egli ha introdotto (in modo passivo o attivo) anche nuove specie in territori in cui queste non si erano mai osservate. Alcuni esempi sono: