Vari studi sono stati eseguiti o commissionati dal Parco anche in materia forestale. Ne ricordiamo alcuni dai tratti maggiormente innovativi.
La mappatura delle specie arboree del Parco del Ticino mediante Telerilevamento iperspettrale è stata realizzata tra marzo 2003 e novembre 2004.
La mappatura ha consentito di differenziare le diverse tipologie forestali presenti nel Parco (Querco-Carpineti, Boschi di Pino, Boschi di Pioppo, Ontaneti, Saliceti, Boschi di Castagno, Latifoglie esotiche infestanti), partendo dal telerilevamento del territorio mediante un sensore iperspettrale chiamato MIVIS (Multispectral Infrared and Visibile Imaging Spectrometer).
Con questa tecnica si sono analizzate le firme spettrali delle differenti rifrazioni della radiazione elettromagnetica dei vegetali monitorati. Si tratta di un sistema assolutamente innovativo per il panorama tecnico-scientifico nazionale, che potrà trovare numerosi impieghi in campo pianificatorio e selvicolturale.
Sulla base di precedenti esperienze nordeuropee e italiane, svolte in particolare in Liguria, il Parco ha realizzato, nel luglio del 2000, un rilievo aerofotogrammetrico con pellicole all’infrarosso falso colore (IRFC). I pigmenti foliari, che operano la fondamentale funzione fotosintetica, assorbono o riflettono diversamente le lunghezze d’onda a seconda del livello di efficienza, parametro direttamente proporzionale allo stato di salute della pianta. Il monitoraggio è stato realizzato in collaborazione con la Compagnia Generale di Riprese aeree (C.G.R.) di Parma e con finanziamento della Regione Lombardia.
Sulla base dei rilevamenti si è potuto analizzare lo stato di salute di tutti i boschi valutando, per fotointerpretazione, lo stress dei diversi popolamenti forestali e definendo cinque classi di danno:
Lo studio ha fornito i seguenti riscontri: non esistono zone “intatte”, tutti i boschi del Parco risentono in diversa misura di condizioni di stress. I boschi catalogati in classe V° sono presenti in piccole quantità (0,002%) ma già la classe IV° interessa “un’abbondanza di individui sotto grave stress” diffusi sul 7,5% dei boschi del Parco.
Due fattori hanno influenzato il monitoraggio e debbono essere considerati in fase di valutazione dei risultati: i rilevamenti sono stati effettuati anche su pioppeti coltivati che, tagliati a turno breve, risentono meno degli effetti dell’inquinamento; la stagione di monitoraggio e le caratteristiche della chioma potrebbero condurre ad una sovrastima dei danni al Pino Silvestre, le cui popolazioni sono solitamente indicate tra le più sofferenti. Le aree di massimo stress individuate dallo studio sono quelle limitrofe all’aeroporto intercontinentale di Malpensa, soprattutto a nord del sedime (nord, nordovest e nord-est).
Dal monitoraggio si evince inoltre come “sia lecito ipotizzare che in queste zone preesistesse un livello di danneggiamento equiparabile (tutto sommato percepibile ma non gravissimo) a quello delle altre aree del Parco”. L’assenza di dati puntuali precedenti all’apertura dell’hub Malpensa 2000 e la conseguente mancanza di un preciso termine di paragone, impedisce di quantificare la responsabilità diretta del danno forestale dovuta all’aumento dei voli.
Il Parco del Ticino, sostenuto finanziariamente dalla Regione Lombardia, ha realizzato diversi studi sulla qualità dell’aria del suo territorio e sullo stato fitosanitario della vegetazione boschiva (ad es. AA.VV. 1995 Monitoraggio dell’aria effettuato mediante analisi dei licheni, 1995; AA.VV. 2000. Monitoraggio della qualità dell’aria mediante licheni; AAVV. 2002. Valutazione della qualità dell’aria mediante campionatori passivi puntiformi nei Parchi del Ticino).
Questi studi di valutazione dell’impatto della qualità dell’aria sugli ecosistemi sono stati la base di partenza per una nuova indagine, condotta nel 2010 fra luglio e novembre, integrata nel 2012 con un’altra campagna effettuata in autunno-inverno, mirate alla quantificazione e alla caratterizzazione dei principali inquinanti atmosferici con un potenziale impatto negativo sulla vegetazione. Attraverso attività di monitoraggio condotte con tecniche diversificate è stato possibile fornire un quadro aggiornato della situazione e una valutazione complessiva della qualità dell’aria e dei trend in atto sul territorio. L’elaborazione di specifiche mappe di distribuzione degli inquinanti ha inoltre permesso di evidenziare le aree a maggiore criticità ambientale per quanto riguarda i parametri di qualità dell’aria presi in considerazione dalla recente normativa in materia (Dlgs 155 del 13 agosto 2010). Inoltre in aggiunta a quanto già fatto con gli studi passati è stato possibile delineare per la prima volta il contesto generale che riguarda la presenza di Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA) e metalli sul territorio del parco. Tra il 2000 ed il 2001 il Parco del Ticino ha valutato lo stato di qualità dell’aria e degli habitat presenti in tutta la valle.
Per maggiori informazioni è possibile scaricare le pubblicazioni dal sito del Parco o richiederle direttamente all’ente.
Da qualche anno lo stato fitosanitario dei boschi del Parco del Ticino manifesta sintomi di degrado preoccupanti. Paradossalmente, è proprio la quercia farnia, specie forestale principe dei boschi planiziali, ad evidenziare il maggior grado di sofferenza: moltissime piante adulte sono in fase di deperimento e nei casi peggiori queste condizioni evolvono verso la morte.
Anche altre specie presentano diffusamente condizioni critiche o preoccupanti:
Negli ultimi anni, il Parco del Ticino ha avviato alcuni progetti finalizzati alla valutazione dello stato di salute dei boschi.
A seguito dei risultati ottenuti da un primo monitoraggio si è deciso di approfondire con analisi specifiche il fenomeno del deperimento della farnia. È nato così il progetto DEPFAR, uno studio triennale finanziato dalla Regione Lombardia nell’ambito del Programma Regionale di Ricerca in campo agricolo 2001-2003.
Lo scopo dell’indagine era comprendere l’origine, la diffusione e l’evoluzione del deperimento delle farnie che, nonostante l’età media piuttosto giovanile (50-60 anni), manifestavano emissione di rami epicormici, morte degli apici vegetativi e progressiva riduzione della chioma.
Conclusosi nel 2006, lo studio DEPFAR ha evidenziato che il fenomeno del deperimento della farnia nel Parco del Ticino è molto diffuso ed in continua progressione.
La necessità di proseguire gli studi indagando il contesto entomologico/nematologico e fitopatologico, e avviando contemporaneamente un approccio gestionale al fenomeno (tramite la riduzione del potenziale di inoculo dei patogeni, la sperimentazione di interventi agronomici, la selezione di genotipi più resistenti, la rinnovazione dei boschi), ha indotto il Parco del Ticino nel 2007 ad avviare un ulteriore programma di ricerca triennale, denominato DEPFAR2, con il quale:
Il fenomeno studiato, purtroppo, si associa ad una situazione già critica che da tempo contraddistingue i querceti misti di pianura ed in particolare quelli del Ticino. Nella maggior parte dei casi i boschi risultano fortemente invasi da specie esotiche, in particolare da ciliegio tardivo e robinia, che debilitano ulteriormente le piante.
Da più di un decennio, inoltre, si registra una grave carenza di rinnovazione naturale della specie a cui non si è ancora in grado di fornire un’adeguata spiegazione.
L’attività del Parco del Ticino e del Settore Vegetazione Boschi è focalizzata a ipotizzare risposte ad alcuni interrogativi di conservazione e di politica forestale, ovvero: quale efficacia ed a quali costi si possono rinnovare e perpetuare il querco-carpineto ed il querceto? Dovremo pensare di conservare il querco-carpineto ed i querceti ovunque o solo in alcune aree più vocate, puntando altrove su altri tipi forestali autoctoni?
D’altra parte suggeriscono che i boschi di quercia del Parco, pur essendo probabilmente i meglio conservati e i più ecologicamente maturi della Pianura Padana, rappresentino comunque foreste ancora giovani, in piena evoluzione dal punto di vista dinamico, verso un futuro i cui contorni sono ancora incerti. E’ alla luce di questa considerazione, che dovremo in futuro guardare anche al deperimento della farnia.