La Zona Speciale di Conservazione (ZSC) IT2010012 “Brughiera del Dosso” si estende in Provincia di Varese nel territorio comunale di Somma Lombardo e Vizzola Ticino ed è quasi interamente situato all’interno del Parco Naturale della Valle del Ticino, in sovrapposizione con una porzione della ZPS IT2080301 “Boschi del Ticino”.
La denominazione della ZSC è riconducibile al fatto che in tempi passati in quest’area e nelle zone circostanti erano presenti le più estese brughiere padane (Pavari, 1927); questi ambienti avevano, nel periodo di massima espansione, una superficie che copriva più di 3.800 ha, ad oggi ne rimangono frammenti di dimensioni variabili che complessivamente ammontano a circa 177 ha. In questi secoli si sono quindi perse il 95,4% delle superfici occupate dall’habitat di brughiera. Più del 50% delle brughiere del 1833 è oggi occupato da aree boscate, che per la maggior parte (59.6%) sono riconducibili a formazioni boschive antropogene degradate di robinia e/o ciliegio tardivo. Le aree coltivate, vista la povertà dei suoli, occupano solamente il 10%, mentre una percentuale consistente delle brughiere del 1800 è stata trasformata in aree urbanizzate (29,9%), in parte residenziali, ma soprattutto in aree produttive e infrastrutturali (es. gli aeroporti di Malpensa e di Agusta-Westland, l’ex discarica di Vergiate, lo svincolo dell’Autostrada A8-SS 336 per Malpensa, le cave a sud-est di Tornavento, solo per citare gli ambiti di maggiori dimensioni).
Questi ambienti, assieme ai lembi residuali di baragge piemontesi, costituiscono un nucleo isolato a sud delle Alpi di una tipo vegetazionale caratteristico dell’Europa occidentale e centro-settentrionale; la loro scomparsa in pianura padana comporterebbe non solo un arretramento del fronte delle lowland heathlands, famose nel centro e nord Europa, ma anche la definitiva scomparsa di forme vegetali ed animali uniche. Occorre, infatti, ricordare che per molti aspetti le residue brughiere padane si sono ormai diversificate da quelle nord europee: secoli di isolamento le hanno separate dalla glaciazione più recente, in cui vi fu l’ultima fase di contatto tra i due comprensori, che ora risultano divisi dalle Alpi e distanti tra loro da centinaia di chilometri.
Questi ambienti rappresentano oggi un habitat di elevata importanza conservazionistica, riconosciuto a livello comunitario, sia per la sua rarità e per le peculiarità floristiche tipiche dei terreni oligotrofici, sia perché ospita una fauna ricca e diversificata, che comprende anche specie di interesse comunitario, quali il succiacapre (Caprimulgus europaeus), la tottavilla (Lullula arborea), l’averla piccola (Lanius collurio), solo per citarne alcuni.
Questo progetto, promosso dal Parco del Ticino e finanziato da Regione Lombardia con le risorse destinate agli enti gestori di siti Natura 2000, ha avuto i seguenti obiettivi:
In particolare si è intervenuti con: